venerdì 18 maggio 2012

Otto pescatori arrestati in una settimana dalla marina israeliana nelle acque di Gaza

Nella settimana compresa tra il 29 aprile e il 5 maggio otto pescatori sono stati arrestati dalla marina israliana nelle acque di Gaza.

Sabato 5 maggio, verso le 8.30 del mattino, Mohammed Mahi Eldeen Baker, 72 anni, e suo figlio Mohammed Mahi Eldeen Baker, 18 anni, stavano pescando nelle acqua di Gaza a circa 2,5 miglia dalla costa di fronte Soudania (nord Gaza city) quando una nave della marina israeliana si è avvicinata alla loro piccola imbarcazione.
I soldati israeliani con il microfono hanno ordinato loro di posizinarsi di fronte la nave della marina e di tenere le mani alzate.
"Sono un uomo anziano", ha gridato loro Mohammed. Ma i soldati non ne hanno tenuto conto.
Poi è arrivata un'altra nave della marina.
Mohammed ha gridato ai soldati "Ci troviamo nell'area consentita".
L'area consentita è quella interna al limite delle tre miglia nautiche dalla costa, limite imposto
unitelarmente ed illegalmente da Israele. I pescatori sono rimasti circa un'ora in quella posizione.
Poi i soldati israeliani hanno chiesto loro di togliersi i vestiti, di tuffarsi in acqua e di nuotare fino alla nave della marina israeliana. Una volta saliti sulla nave della marina, i soldati hanno hanno dato loro dei vestiti, hanno legato loro le mani dietro la schiena e li hanno incappucciati.
Arrivati al porto di Ashdod, in Israele, i soldati li hanno condotti al controllo medico. "Avevo la pressione alta, stavo morendo. Mi hanno portato in una piccola clinica", continua  Mohammed. Dopo il controllo medico, i pescatori sono stati portati in una piccola sala e sono stati interrogati. Sono state poste a Mohammed molte domande, ma Mohammed ha risposto sempre "Non lo so". Le domande riguardavano informazioni sul porto di Gaza.
I soldati hanno perquisito nuovamente i due pescatori ed hanno legato loro le mani con manette di metallo, poi li hanno trasportati ad Erez.
Quando hanno raggiunto Erez, i soldati hanno consegnato loro delle piccole mappe della costa di Gaza su cui erano indicati i limiti imposti da Israele entro cui i pescatori di Gaza possono pescare, ed hanno detto loro di consegnarle ai pescatori per far conoscere loro i limiti esatti. Raggiunto l'ufficio palestinese, la polizia ha ritirato le mappe dicendo loro che si sarebbe occupata della loro distribuzione.

I soldati israeliani hanno confiscato la barca dei due pescatori.
Mohammed deve ancora finire di pagare il suo debito per l'acquisto del motore della sua barca, anche se il motore non gli verrà mai restituito da Israele. Il motore costa 5.000 dollari; Mohammed aveva pagato 1.000 dollari, il suo debito ora ammonta a 4000 dollari.
Inoltre anche tutto l'equipaggiamento è andato perso e gli oggetti personali.
Mohammed non ha altre fonti di guadagno. Non sa come pagare il suo debito per il motore che non c'è più. La persona a cui deve pagare il debito si è rivolta alla polizia. La polizia ha ordinato a Mohammed di versare ogni mese 800 shekels (circa 220 dollari) per saldare il debito. Ma Mohammed non ha introiti avendo perso la barca, l'unica sua fonte di guadagno.

Mohammed deve anche pagare alla sua municipalità una bolletta di 11.000 shekels. Ha rivevuto un avviso in cui si dice che se non paga quanto deve rischierà la prigione.
Mohammed è preoccupato, non sa come pagare il debito per il motore che non avrà più e non sa come pagare la bolletta.

14 persone della sua famiglia dipendevano da quella barca. Sua figlia con il marito ed i figli vive nella sua stessa abitazione.

Suo nipote Mohammed Mansour Baker, 20 anni, era stato ucciso dai soldati della marina israeliana nel settembre 2010. Un proiettile gli ha tolto la vita mentre pescava nelle acque di Gaza.

Saluto Mohammed provando un enorme senso di impotenza mentre mi guarda i suoi occhi esprimono una richiesta di aiuto.

Domenica 29 aprile altri 6 pescatori sono stati arrestati dalla marina israeliana.
Belal Ismail El-Shrafi, 22 anni, stava pescando su una piccola imbarcazione con i suoi tre fratelli, Amjad Ismail El-Shrafi, Ashraf Ismail El-Shrafi, Ahmed Ismail El-Shrafi, un cugino,
Yasser Mohammed El-Shrafi, ed un parente egiziano, Saadat Abd El-Mooty Hasaneen.
Si trovavano a 2,5 miglia dalla costa verso el 9.30 del mattino quando hanno visto la marina israeliana arrivare ed iniziare a sparare.
I sei pescatori hanno iniziato a scappare, la marina israeliana ha continuato a sparare attorno alla loro barca, poi i soldati, per fermarli, hanno sparato al motore. Il motore della loro barca così ha smesso di funzionare.
I soldati hanno chiesto loro di togliersi i vestiti, di tuffarsi in acqua e nuotare fino alle navi della marina.
La marina israeliana ha arrestato i 6 pescatori e li ha portati ad Ashdod. Arrivati
al porto di Ashdod, li hanno condotti in una piccola stanza dove li hanno trattenuti per quattro ore. Sono stati poi trasportati ad Erez e sottoposti all'interrogatorio.
Durante l'interrogatorio sono state poste a Belal informazioni personali, informazioni sui suoi fratelli e sorelle e sugli altri altri familiari, indirizzo, informazioni sul vicinato.
Belal ha detto loro che non avevano superato il limite delle tre miglia nautiche dalla costa. Una delle persone che lo interrogava gli ha risposto "Noi sappiamo che non avete superato il limite delle tre miglia, ma il limite reale si trova ad un chilometro dal limite nord" (cioè il limite nord verso Ashdod).
I pescatori palestiesi non sanno di questo limite "reale".
Belal ha chiesto il perché di questo limite. Gli israeliani gli hanno risposto che è una misura anti attacco, perché temono che la resistenza palestinese possa lanciare missili dalle barche dei pescatori.
Quando Belal mi ha comunicato la risposta degli israeliani, abbiamo sorriso insieme. Un sorriso amaro e triste. Personalmente, conoscendo le barche dei pescatori, la motivazione israeliana rasenta il ridicolo e non è altro che una scusa in più per togliere utleriormente tratti di mare ai pescatori di Gaza.
"Prima il limite era di 20 miglia, poi di 12, poi di 6, ora di 3 miglia, e loro sperano di ridurre ulteriormente questo limite", continua Belal.
Gli sono state anche chieste informazioni sui luoghi dove opera la resistenza palestinese.
L'interrogatorio è durato cinque ore per tutti i pescatori, interrogati separatamente in diverse stanze. Poi tutti sono potuti tornare a Gaza, tranne il pescatore egiziano che è stato trattenuto.
La loro barca si trova al porto di Ashdod e le loro cose personali sono statte trattenute dai soldati. Belal aveva un cellulare e 200 shekels. Suo fratello Amgiad aveva con sé un cellulare, il permesso per guidare la barca, il Gps. Il secondo fratello, Ashraf, aveva un cellulare, la patente
di guida e 120 shekels. Ahmad aveva co sé un cellulare, il permesso per guidare la barca, ed infine Yousef (il cugino) aveva un cellulare. Saadat, il pescatore egiziano aveva un cellulare, il passaporto egiziano, 2000 pounds egiziani, la patente di guida. Saadat era arrivato a Gaza attraverso i tunnels perché agli egiziani non è permesso entrare a Gaza.
I soldati israeliani hanno rilasciato Saadat il giorno dopo attraverso il valico di Kerem Shalom. Gli israeliani hanno dato alle autorità egiziane un documento in cui veniva comunicato che Saadat era entrato a Gaza illegalmente e che stava tentando un attentato  in Israele autoesplodendosi. Ecco l'assurdità e la cattiveria di simili menzogne.
Saadat è in Egitto ed è stato condannato a 6 mesi di prigione, è in attesa della sentenza finale.

Ogni settimana almeno un paio di  pescatori vengono arrestati dalla marina israeliana, e le loro barche vengono confiscate.
Quasi quotidianamente le navi della marina israeliana attaccano i pescatori per impedire loro di pescare.
A causa di queste aggressioni il numero dei pescatori è andato dimunuendo nel corso degli ultimi anni. Le acque interne al limite delle 3 miglia nautiche imposte unitelarmente da Israele sono ormai povere di pesci. I pescatori non riescono più ad autosostenersi.
Continue violazioni dei diritti umani nel silenzio della comunità internazionale.




Mohammed Mahi Eldeen Baker, 72 anni

Nessun commento:

Posta un commento