martedì 12 novembre 2013

Due pescatori palestinesi arrestati dalla marina israeliana, di cui uno ferito da arma da fuoco

Mahmoud Abu Warda e Saddam Abu Warda



Domenica mattina 10 novembre, i due fratelli Saddam Abu Warda (23 anni) e Mahmoud Abu Warda (18 anni), sono stati arrestati dalla marina militare israeliana  nelle acque di Gaza e rilasciati in tarda serata. Mahmoud è rimasto ferito da un proiettile sul lato destro dell'addome. 

Siamo andati a trovare i due giovani pescatori nella loro abitazione nella città di Jabalia, nel nord della Striscia di Gaza. 
In mancanza di elettricità, la casa era al buio, come la maggior parte delle abitazioni della Striscia di Gaza soffocata dall'assedio e dalla grave crisi di carburante. E l'acqua, in manca di elettricità, non poteva raggiungere l'abitazione.

"Abbiamo lanciato le reti in mare ad una distanza di circa 400 metri dalla zona marittima vietata ed eravamo lontani dalle navi militari israliane", ha iniziato a raccontare Saddam.  I due pescatori stavano pescando su una piccola imbarcazione "hasaka" senza motore. 
Saddam ci ha riferito che una nave militare israeliana si è avvicinata ed i soldati hanno iniziato a gridare di andar va in meno di 5 minuti. "Abbiamo dovuto tagliare le nostre reti per scappare, i soldati della marina si erano avvicinati molto ed avevano iniziato a sparare contro la nostra barca", ha proseguito Saddam. 
I due pescatori, sulla barca senza motore, non erano in grado scappare. I soldati della marina militare israeliana hanno chiesto ai due pescatori di spogliarsi e di tuffarsi in acqua e nel frattempo continuavano ad aprire il fuoco. "Ero scioccato, non riuscivo a muovermi, continuavano a sparare e pensavo che 
sarei stato ucciso", ci ha detto Saddam. 
Mentre ascoltavamo la testimonianza di Saddam, caccia F-16 volavano a quota bassa sopra le nostre teste come una minaccia costante nell'oscurità.
"Ho gridato chiedendo ai soldati di smettere di sparare e di salvare le nostre vite", ha detto Saddam. 
Secondo il suo racconto, un'altra nave militare israeliana ha raggiunto poi la loro piccola barca ed ha attaccato i pescatori con cannonate di acqua. I due pescatori si sono tuffati in acqua. "Tre navi militari israeliane erano attorno a noi, la nostra barca era diventata ormai distante, e l'acqua era fredda", ha continuato a raccontare Saddam. Saddam ci ha detto che i soldati hanno chiesto loro di nuotare fino alla zona marittima non consentita, ovvero oltre le 6 miglia nautiche
"Ero spaventato, mio fratello era distante da me ed i soldati continuavano a sparare, era stato ferito, non poteva nuotare. L'ho raggiunto per salvarlo, il suo sangue nel mare. Due gommoni israeliani ci hanno raggiunti, i soldati hanno preso mio fratello Mahmoud ed hanno chiuso la sua ferita per fermare l'emorragia. Non hanno preso anche me, mi hanno lasciato in acqua. Mi hanno chiesto di nuotare fino a raggiungere l'indicatore che delimita la zona marittima consentita, poi mi hanno preso. Mi hanno incappucciato, non potevo vedere più nulla. Hanno puntato un'arma alla mia testa ed hanno ammanettato le mie mani ed i miei piedi. Mi hanno colpito con dei calci alla schiena. Poi ho perso i sensi per circa un'ora, non ricordo più nulla", ha continuato a raccontare Saddam. I due pescatori sono stati trasportati in Israele in un centro medico nel porto di Ashdod. "Quando mi sono svegliato ho visto mio fratello accanto a me. Due soldati poi mi hanno portato in una stanza speciale e mi hanno interrogato. Gli investigatori mi hanno chiesto perché stavamo pescando nell'area marittima non consentita. Ho risposto loro che ci trovavamo a 500 metri di distanza dall'area non consentita e che i soldati ci hanno forzati a nuotare fino a raggiungere l'area non consentita. Un investigatore mi ha chiesto se mio fratello non fosse stato ferito dai soldati israeliani, mi ha chiesto come fosse rimasto ferito. Io gli ho risposto che mio fratello era stato ferito dai soldati, ma l'investigatore cercava di convincermi che Mahmoud non era stato ferito dai soldati.  Io allora gli ho detto che tre navi israeliane spravano sopra le nostre teste e che il sangue di mio fratello era ovunque nel mare!". Il racconto di Saddam è straziante, e lui era emotivamente provato da questa esperienza. 
Gli investigatori hanno poi mostrato a Saddam una mappa su un laptop che mostrava che la loro barca si trovava nell'area marittima non consentita. Gli investigatori hanno interrogato i due pescatori individualmente. Dopo gli interrogatori, i due fratelli sono stati trattenuti in un'altra stanza, ed a fine giornata sono stati trasferiti ad Erez, dove sono stati sottoposti ad un altro interrogatorio. "Mi hanno chiesto della mia famiglia, dei miei vicini di casa, dei pescatori, e di ogni dettaglio della mia vita. Poi mi hanno mostrato una mappa e mi hanno chiesto informazioni di ogni casa attorno alla mia abitazione, mi hanno chiesto quante barche avessi e mi hanno detto che se torno a pescare nell'area non consentita mi arresteranno di nuovo", ci ha raccontanto Saddam. 
Nel porto israeliano di Ashdod ora ci sono 3 barche appartenenti alla famiglia di Saddam. In passato infatti altri membri della famiglia erano stati arrestati. 
Ora non hanno più una barca con cui andare a pescare.
Dopo l'interrogatorio, i pescatori sono stati trattenuti due ore in una stanza prima di essere rilasciati attraverso il valico di Erez in tarda serata.

La famiglia di Saddam, composta da 15 membri, sopravvive con la pesca. Anche gli altri 8 fratelli sono pescatori. Non hanno altre fonti di reddito, e non credono che avranno indietro la loro barca.
Mahmoud ci ha mostrato la ferita sulla parte destra dell'addome. Il proiettile miracolosamente non è  entrato all'interno del corpo ma l'ha sfiorato. I dottori nel centro medico di Ashdod hanno chiuso la sua ferita con due punti. 
Anche Mahmoud ci ha riferito del maltrattamento verbale e fisico da parte dei soldati israeliani.
Gli abbiamo chiesto se tornerà a pescare. "Certo, non abbiamo altra scelta, dobbiamo affrontare il pericolo".
Ciò che questi pescatori guardagnano permette loro solo di sopravvivere. A volte tornano a casa senza alcun guadagno. 
A volte, ciò che questi pescatori guadagnano copre solo le spese del carburante.

I pescatori ci hanno detto che vorrebbero un maggior supporto da parte delle associazioni internazionali, soprattutto nel nord della Striscia di Gaza. Qui, dove gli attacchi sono più frequenti, la maggior parte dei pescatori hanno perso le proprie barche. 

Noi continuiamo a sperare che un giorno la comunità internazionale rompa il silenzio affinché Israele smetta di attaccare i pescatori di Gaza e rilasci tutte le barche confiscate.


i due fratelli Mahmoud Abu Warda e Saddam Abu Warda

la ferita di Mahmoud Abu Warda


Background 

Israele ha progressivamente imposto restrizioni ai pescatori palestinesi sull'accesso al mare. Le 20 miglia nautiche stabilite sotto gli accordi di Jericho nel 1994 tra Israele e l'Organizzazione di Liberazione della Palestina  (OLP), sono state ridotte a 12 miglia sotto l'Accordo Bertini nel 2002. Nel 2006, l'area acconsentita alla pesca è stata ridotta a 6 miglia nautiche dalla costa. A seguito della offensiva militare israeliana "Piombo Fuso" (2008-2009) Israele ha imposto un limite di 3 miglia nautiche dalla costa, impedendo ai palestinesi l'accesso all' 85% delle acque a cui hanno diritto secondo gli accordi di Jericho del 1994.
Gli accordi raggiunti tra Israele e la resistenza palestinese dopo l'offensiva militare israeliana di novembre 2012, "Pilastro di Difesa", hanno acconsentio ai pescatori di Gaza di raggiungere nuovamente le 6 miglia nautiche dalla costa. Nonostante questi accordi, la marina militare israeliana non ha cessato gli attacchi contro i pescatori di Gaza, anche all'interno di questo limite. A Marzo 2013, Israele ha imposto nuovamente un limite di 3 miglia nautiche dalla costa, affermando che tale decisione era stata presa a seguito dell'invio di alcuni razzi palestinesi verso il sul di Israele. Mercoledi' 22 maggio, le autorità militari israeliane hanno diffuso attraverso alcuni media la decisione di estendere nuovamente il limite a 6 miglia nautiche dalla costa.

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